Il decalogo del Buono spazio
Abbiamo percorso un lungo tratto di strada, prima come progettisti di insegne e poi via via espandendo il nostro raggio d’azione: contracting per uffici e luoghi di produzione, interior e retail design e adeguamento di progetti on site. Abbiamo fatto una riflessione sui principi che hanno ispirato e continuano a ispirare il nostro lavoro, li abbiamo scritti nero su bianco e abbiamo capito che questi principi sono la nostra visione.
+ - Il buono spazio è quello in cui vorresti tornare, anche se non sai il perché.
‘Esigete dagli architetti, sempre, una architettura piena di simpatia umana, piena di immaginazione, nitida, essenziale, pura: pura come un cristallo.’ Nell’era dello shopping on-line, almeno un consumatore su due continua a fare acquisti in un luogo fisico. Se la sua esperienza è stata positiva, se ha scoperto qualcosa che non conosceva e forse nemmeno cercava, se ha parlato con persone affabili e preparate, se ha perlomeno intuito i valori che ispirano la marca, allora è ragionevole ritenere che tornerà in quel luogo. (Le statistiche dicono che succede nel 90% dei casi.) La prima frase non è nostra, è di Gio Ponti.
+ - Il buono spazio è sempre unico: sa come farsi desiderare, e come farsi trovare senza fatica.
‘L’architettura è davvero benessere. Penso che la gente voglia sentirsi bene in uno spazio.’ Questa sensazione inizia ancor prima di raggiungerlo. Inizia quando lo si cerca prima di conoscerlo, quando si cercano le coordinate del luogo nel navigatore, quando si è scesi dall’auto o dalla bici e ci si incammina. Una buona comunicazione e il giusto flusso informativo per consentire di orientarsi anche all’interno sono già architettura. La giungla urbana è ben rappresentata nella Los Angeles del 2019 di Blade runner: un ambiente affollato di messaggi. Un’insegna ben visibile è un ingrediente imprescindibile degli edifici commerciali in cui farsi identificare non è un’opzione. La prima frase non è nostra, è di Zaha Hadid.
+ - Quando entri in un buono spazio, ti lasci alle spalle il mondo esterno.
‘Come nasce l’architettura? Da dentro.’ L’architettura è sempre una partitura continua fra esterno e interno, fra pubblico e privato. Ma dopo l’emergenza del Covid qualcosa è cambiato. Per far tornare le persone alla vita normale bisogna lavorare sul desiderio di uscire di casa. Ed ecco che la distanza fra vita fuori casa e vita dentro casa si è accorciata. Le aziende stanno creando luoghi di lavoro con ambienti declinati sulla funzione d’uso. Gli architetti cercano atmosfere rilassanti e protettive in cui le persone si possano sentire “come a casa”. Anche la comunicazione outdoor e quella indoor sono oggi più vicine, con più punti di contatto e più intrecci fra di loro. Le esperienze maturate su un fronte tornano utili sull’altro. La prima frase non è nostra, è di Gio Ponti.
+ - Il buono spazio è il teatro in cui i prodotti prendono vita, insieme ai valori che li hanno ispirati.
‘La creatività ha sempre una radice nel sapere dell’altro, è il miglioramento di qualcosa che c’è già.’ Se vuoi colpire l’immaginazione di una persona, come sanno bene i creativi, occorre conoscere il suo background, le sue radici culturali, i suoi miti di riferimento. Uno spazio può essere cose diverse per ogni persona, anche più cose insieme. Un teatro di prosa o dell’opera. Un circo per bambini. Un circuito di formula 1. Una bottega di un maestro artigiano. Una biblioteca. Un ristorante. Una vetta o una grotta. Una galleria d’arte… Quando crei uno spazio, non dimenticarti l’ingrediente più importante: l’empatia. Ossia la capacità di intercettare punti di vista e sensibilità diversi dai tuoi. La prima frase non è nostra, è di Elio Fiorucci.
+ - Il buono spazio non ha barriere fra esperienze fisiche e digitali: esiste un’unica immersione.
‘L’architettura è un’esperienza fisica e sensoriale perché ci si va dentro.’ Durante gli acquisti on-line, l’acquirente si è abituato a interagire, rispondere, orientare, informarsi… Nulla di strano che sia portato a interagire in remoto anche nello spazio del negozio fisico. La multicanalità non è solo offrire canali diversi, ma progettare modalità comuni e riverberi per far capire ai clienti che vita reale e vita on-line procedono in parallelo. In questa logica, tutto ciò che è fotografabile e commentabile per i Social media diventa parte di una conversazione che non finisce mai. Esperienza immersiva vuol dire che siamo aperti ad accogliere informazioni ed emozioni all’interno di un tema e di un ambiente circoscritti. La prima frase non è nostra, è di Ettore Sottsass.
+ - Il buono spazio parla a tutte le età, ma fa sentire ciascuno una persona speciale.
‘La bellezza cambia il mondo, e lo cambia una persona alla volta.’ Gli spazi hanno sempre una pelle che è la chiave per coinvolgere i clienti con il design. Ma non è solo questo. Lo spazio è anche un modo per comunicare in modo universale a tutte e a tutti, raggiungendo gli strati più profondi della coscienza. Una cattedrale è una cattedrale per tutti. Un covo è un covo per tutti. Un nido è un nido per tutti. Una nave è una nave per tutti. Lo spazio comunica in modo molto più profondo – e con emozioni universali – di quanto non si pensi. Ad ogni azione, ogni gesto architettonico seguirà una reazione. Chi progetta gli spazi ha la responsabilità per il tipo di risposta che si svilupperà. La prima frase non è nostra, è di Renzo Piano.
+ - Il Buono spazio esiste solo se può contare su una progettazione consapevole della luce.
‘Io penso all’architettura come possibilità tecnica di filtrare la luce, di attenuarla.’ La luce infatti è una componente imprescindibile quando si progettano spazi destinati agli esseri umani. Dalla luce dipendono le possibilità di svolgere correttamente le funzioni previste, che in molti casi vuol dire qualità delle relazioni fra gli esseri umani. Dalla luce possono dipendere in prima battuta il ‘senso’ di un ambiente, il suo orientamento emozionale. Può essere più dinamico ed energetico o più rilassante. Più tecno o più naturale. Più classico o più innovativo. La luce è una straordinaria tavolozza di progettazione, che consente di sviluppare uno spettro molto ampio di soluzioni. La prima frase non è nostra è di Gae Aulenti.
+ - Il buono spazio ha incamerato la tradizione dello stile ma non si ferma al presente: sa dialogare con il futuro.
‘La tecnologia produce miracoli.’ L’Italia è un Paese ricco di storia e cultura, con una capacità di generare il bello che non ha eguali al mondo. Questo heritage però non deve diventare alibi per chiudere la porta alle nuove tecnologie che fanno pulsare lo spazio. Quando parliamo di tecnologie, pensiamo a un insieme di risorse che vanno dai codici QR per acquisti senza contatto ai robot che puliscono e gestiscono gli scaffali, dai sistemi intelligenti per la gestione dei dati personali dei clienti agli specchi intelligenti per provare i capi di abbigliamento. Ma intendiamo anche uno stile che usa la tecnologia della luce per creare nuovi alfabeti di design. La prima frase non è nostra, è di Alessandro Mendini.
+ - Natura, etica, sostenibilità: il buono spazio ha sempre qualcosa da dire sui grandi temi della contemporaneità.
‘La sostenibilità è un modo di pensare, di vedere, di avere empatia nei confronti dei luoghi.’ Edifici e interni sostenibili sono quelli in cui l’impatto sull’ambiente scende e la qualità della vita delle persone che li usano sale. Scelta dei materiali, efficienza energetica, light design: esiste un comfort naturale che educa a un uso dello spazio meno invasivo, meno aggressivo e più rispettoso del contesto. Ed è un’idea che si salda a tutti gli altri fronti aperti della Sostenibilità – nel business, nella ricerca del benessere e della salute, nei mezzi di trasporto, nelle fabbriche, nell’impegno etico e soprattutto nella preoccupazione per l’ambiente che lasceremo alle generazioni che verranno dopo di noi. La prima frase non è nostra, è di Mario Cucinella.
+ - Quando ti trovi dentro un buono spazio, la vita diventa più interessante e merita di essere esplorata.
‘Niente passa tanto di moda come la moda.’ Da anni di si parla di racconto della marca, di esperienza e di passaparola come se fossero degli approcci appena inventati. In realtà, sono leve che si sono utilizzate nel mondo del commercio dalla notte dei tempi. Non serve seguire tutte le tendenze come se fossero quelle definitive. Nelle antiche botteghe cinesi capitava di trovare capolavori di artigianato mischiati a cose di poco valore. Questo serviva per dare a chi comprava la sensazione di aver scovato lui l’oggetto di valore e di aver fatto un affare. Potremmo dire che l’esplorazione è l’anima del commercio. Per esplorare occorre disporre di un Buono spazio, che a sua volta crei un tempo buono e fertile. La prima frase non è nostra, è di Bruno Munari.